Scozia: attraversando Knoidart

Il Knoydart è un’ampia penisola selvaggia che si protende dalla costa occidentale scozzese verso l’isola di Sky. Delimitato a sud dal Loch Nevis, a ovest dal Sound of Sleat, a nord dal Loch Hourn, è chiuso a est dai massicci montuosi che circondano il Loch Quoich. Le vie di accesso più facili sono due strade che portano:

  • La B8005 a sud, proveniente da Gairlochy sulle rive del Loch Lochy, poco distante dal Commando Memorial, raggiungibile dalla A82, o dalla A830, costeggiando il Loch Arkaig giunge nel Glen Dessery;

  • La rotabile che a nord, costeggiando il Glen Garry e il Loch Quoich, congiunge la A87 a Kinloch Hourn.

Un’alternativa è costituita dal battello, con il quale da Mallaig si può raggiungere

  • Inverie, unico e minuscolo paese dell’area;

  • Sandaig, il famoso “Anello di acque lucenti” dell’omonino romanzo di Gavin Maxwell, che li visse e allevò le sue lontre negli anni sessanta.

Sandaig, l’anello di acque lucenti di Gavin Maxwell

L’ampia rete di sentieri consente di creare percorsi su misura, dall’escursione da concludere in giornata, al trekking di più giorni, ricordando sempre che le poche vie di accesso veloci, unitamente alle scarse possibilità di rifornirsi e soggiornare al chiuso, obbligano a viaggiare pesantemente affardellati, con tenda e viveri.

Il cinque agosto del novantasette mi trovavo a Fort William, vi ero giunto in sette giorni da Glasgow seguendo la West Highland Way. Sul libro “Long distance walks in Scotland” di Arthur Steward (edito dalla Crowood Press) avevo letto il resoconto di un’escursione il cui itinerario si sviluppava nella penisola di Knoidart. Non disponendo di un’auto e non intendendo compiere un giro ad anello che mi riportasse nel luogo di partenza, modificai sostanzialmente il percorso.

Da Fort William con il treno diretto a Mallaig, mi portai a Glenfinnan, località sita nella parte terminale del Loch Shiel. Da qui risalii il glen percorrendo una comoda strada asfaltata che, trasformandosi successivamente in carrareccia e poi in sentiero porta sino al colle di quota 471, sito tra le cime di Streap a sud e Sgurr Thuilm a nord. Superato il colle ci si affaccia sul vallone che porterà al Loch Arkaig e sulle montagne che lo costeggiano a settentrione.

Si scende lungo il Glean à Chaorainn su terreno umido e privo di sentiero sino al Glean Pean, attraversato il quale su un comodo ponte si raggiunge una carrareccia, questa girando intorno al basso Monadh Gorm (478) ci conduce al bivacco A’ Chùil. Il bivacco per quanto essenziale, offre due camini, ed un comodo corso d’acqua dal quale approvvigionarsi per bere, cucinare e lavarsi. Dal bivacco si gode di un’ottima visuale sul glen, dove si individua con facilità Upper Dessary, abitazione in tipico stile scozzese e sulle montagne circostanti dove, con una certa facilità, si possono vedere, numerosi, i cervi.

Upper Dessary e i cervi

Dal bivacco la carrareccia risale la valle seguendo il fiume, per trasformarsi in sentiero una volta attraversatolo. Superato il colle a sud del Garbh Chioch Mhor si scende verso la parte terminale del Loch Nevis, braccio di mare che si insinua per oltre quindici chilometri tra le montagne scozzesi. Nei pressi della spiaggia di Finiskaig sorge un bivacco, che stando ai cartelli appesi allo ingresso era invaso dai topi. Le amache tese all’interno non erano un sufficiente incoraggiamento a passarvi la notte. Per raggiungere Inverie Bay, all’imbocco del Loch Nevis, si deve superare un dislivello di circa 550 metri su una distanza di circa due chilometri, il ripido tratto porta nel Gleann Meadail, dove un buon sentiero, poco impegnativo permette di gustarsi la vista su Inverie e il mare.

La minuscola località dispone di pochi chilometri di strada asfaltata che consentono di raggiungere la parte più occidentale della penisola. Il paese, nove case in tutto, offre al turista l’Old Forge Pub, un piccolo commestibile e l’Estated Office, sui cui vetri trovano posto avvisi che danno la reale idea di quanto la penisola sia isolata: il dottore giunge due volte la settimana, se le condizioni del mare lo consentono.
Prima di arrivare allo sparuto gruppo di case che costituisce il villaggio si trova, lungo la strada un ostello indipendente, nel novantasette questo era molto lontano dagli standard della Scotish Youth Hostel Association, facendo quasi preferire una sistemazione in tenda.

Lasciando Inverie diretti a est, si imbocca la carrareccia che porta al lago Loch an Dubh-Lochain, da qui si prosegue su sentiero seguendo il torrente che alimenta il lago fino a giungere al colle di quota 450, oltre il quale la vista si allarga su Barrisdale Bay. Sulla spiaggia seccano ammassi di alghe portati dalle , mentre le pecore brucano l’erba cresciuta sopra i piccoli, bassi isolotti che costellano il bagnasciuga. Nei pressi della spiaggia c’è un bivacco (nel ’97 in ristrutturazione) con annessa area da campeggio, un cartello indica che per i successivi dieci chilometri circa, che separano da Kinloch Hourn, il campeggio non è più consentito.

L’estate scozzese può farci affrontare sostanziali variazioni climatiche, presentandoci un giorno tempo uggioso con temperature autunnali, che ci fanno cercare nello zaino un confortevole pile, e il giorno dopo uno splendido, caldissimo sole, che può portare la colonnina di mercurio a sfiorare i trenta gradi centigradi e la pelle ad arrossarsi per inaspettate scottature.

L’acqua del mare che si insinua nei profondi loch, appare pulitissima e fresca, invitante quando il sole batte a picco. Se ci si leva gli scarponi per rinfrescarsi gli affaticati e accaldati piedi, non si deve scordare che le onnipresenti pecore, bellissime le black face, portano con se antipatici insetti parassiti: le zecche! Non è raro scoprire asciugandosi i piedi che attaccata alla pelle vi è un’orrida zecca. Per una maggior conoscenza del fenomeno alcuni anni fa si poteva richiedere all’Azienda Sanitaria di Feltre un Interessantissima brossure sull’argomento.

Il sentiero si snoda lungo la costa, incrociando il corso di alcuni freschissimi ruscelli, risalendo il fianco della montagna, per evitare le costruzioni di Runival e Skiary, con brevi ma ripide salite. Giunti a Kinloch Hourn si individua con facilità sulla riva settentrionale del torrente un ampio prato dove è consentito campeggiare. L’area verde, apparentemente da sogno, nasconde in estate una fastidiosissima insidia: i medgees! Questi sono minuscoli moscerini che infestano in sciami le zone verdi e umide, non ventilate. Il loro morso provoca dolore e fastidio inversamente proporzionali alle loro dimensioni. Un buon repellente evita le punture, me non è sufficiente a eliminare il tremendo fastidio del sentirseli comunque ronzare attorno, posarsi sulla pelle, infilarsi nelle orecchie e negli occhi! I cappelli con zanzariera, che al mio arrivo tanto mi avevano fatto sorridere, acquistarono immediatamente un senso nel momento in cui tentai di dormire sotto il solo poncho disposto a tendina sul prato dell’area da campeggio, un basico tarp setup, ma all'epoca non si usava questo termine ora quasi modaiolo. Il giorno seguente mi trovai sul mio corpo oltre duecento morsicature e mi trascinai per i due giorni seguenti in uno stato di malessere generale con senso di debolezza, nausea e capogiri.

Da Kinloch Hourn (ultima parte del tragitto non coperta dalla carta riprodotta in questa pagina) si percorre per circa un chilometro la strada asfaltata in direzione del Loch Quoich, giunti al piccolo lago Loch Coire Shùbh si lascia la strada e attraversato il torrente che le corre a fianco ci si inerpica con direzione nord-est lungo il valloncello in cui scorre l’Allt Coire Sgoireadail. Scavalcato il colle a circa 520 metri di quota, si scende verso la carrareccia sul fondo del Glen Quoich. Raggiuntala ci si accorge che verso la direzione di nostro interesse, ovest nord-ovest, non c’è alcuna via, sebbene la carta la riporti. Da qui conviene muoversi con la bussola per raggiungere con precisione il passo di Bealach Duibh Leac, tra le cime di Sgurr a’ Bhac Chaolais (q.885) e di Creag nan Damh. Il terreno privo di qualsiasi tracciato e coperto di erica e muschi rende l’avanzata lenta. Coperto con fatica l’ultimo ripido tratto si giunge alla cresta, da dove il sentiero scende verso la rotabile A87, come indicato sulla carta, raggiungendola presso il ponte di quota 37. Con un briciolo di fortuna, esponendo il pollice alle auto in transito, si verrà caricati, magari da qualche locale, raggiungendo in breve le località successive, ricche di strutture turistiche dove soggiornare.

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Scozia: sulla cima del Ben Nevis

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